Budget Cap, UCI al lavoro per introdurlo nell’arco di pochi anni
L’Unione Ciclistica Internazionale potrebbe presto introdurre un budget cap. Negli ultimi anni, specialmente a livello World Tour, sono diventate sempre più evidenti le discrepanze tra le formazioni più ricche e quelle meno, con le ultime due stagioni che hanno portato all’estremo questa tendenza. Se lo scorso anno la Jumbo-Visma ha vinto tutti e tre i Grandi Giri, in questa stagione è stata la UAE Emirates a farla da padrone, conquistando 81 successi, un numero assolutamente impressionante se si considera che la seconda squadra in classifica, la Lidl-Trek, è ferma a 42.
Proprio in questa ottica l’UCI è al lavoro per cercare delle soluzioni per riequilibrare il livello delle squadre, e negli ultimi mesi, secondo quanto riporta Escape Collective, ha iniziato a lavorare con la società svizzera di contabilità PwC, già conosciuta per aver lavorato con altre Federazioni per introdurre delle regole finanziarie in diversi sport. Secondo il report, PwC avrebbe presentato agli investitori, in occasione dei Mondiali di Zurigo, una serie di opzioni per introdurre un sistema di regolamentazione finanziario anche nel ciclismo, con l’obiettivo di rendere effettive queste regole a partire dalla stagione 2026.
Secondo Escape Collective, che è riuscita ad ottenere una copia di questa proposta, l’idea sarebbe quella di introdurre un modello ibrido da un certo punto di vista simile a quello della NBA. Verrebbe infatti introdotto un “budget cap” variabile, che verrebbe ricalcolato al termine di ogni stagione e che imporrebbe alle squadre un tetto di spesa massimo per le proprie attività. Inoltre, per garantire una maggiore ridistribuzione del talento, verrebbe introdotto anche un “luxury cap” che andrebbe a considerare solo gli stipendi dei corridori e che, se superato, farebbe incorrere le squadre in sanzioni. I soldi raccolti da queste sanzioni potrebbero poi essere ridistribuiti alle squadre con introiti minori in modo tale da poterle favorire nell’inseguimento alle grandi corazzate.
Per quanto questo piano sia ancora in una fase embrionale, come confermato anche da alcune fonti interne alle squadre sentite da Escape Collective, il lavoro fatto fino ad ora dimostra la volontà dell’UCI di mettere un freno al dominio di pochi che ha caratterizzato le ultime stagioni. Basti pensare che, secondo il report di PwC, le squadre più ricche del panorama ciclistico mondiale possono contare su budget dalle 2,3 alle 4,5 volte superiori rispetto a quelli delle squadre minori, e che secondo alcune stime la forbice tra chi spende di più e chi spende di meno in stipendi per i corridori è di oltre 15 milioni di euro. Con questo piano l’UCI mira a rendere lo sport più combattuto e, di conseguenza, più affascinante ed appetibile per i tifosi, andando così ad aumentare anche gli introiti delle sponsorizzazioni delle varie squadre.
Seppur ancora in una fase embrionale e di studio, quindi, il budget cap sembra destinato a diventare parte integrante del ciclismo e potrebbe rivoluzionare tutti i rapporti di forza a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Tra chi vorrebbe una riforma più profonda e complessiva e chi invece ancora si astiene dal commentare (ad esempio, il presidente dell’associazione corridori Adam Hansen), però, è ancora troppo presto per capire cosa succederà di preciso e quando questo limite alle spese verrà effettivamente introdotto.
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